Il giorno della memoria

Francesca Laura Wronowska giovane

Francesca Laura Wronowska tre

Francesca Laura Wronowska (01/01/1924) ha trascorso con noi e con gli alunni delle scuole medie di Ispra una partecipatissima mattinata per celebrare il giorno della memoria. Alla curiosità spontanea dei ragazzi davanti ad una tanto privilegiata testimone della storia ha corrisposto lo stupore felice di Francesca nel vedere dei giovani così vivaci e preparati interessarsi alla sua vita e alle sue opinioni sull’oggi.
Siamo lieti di aver ospitato qui a Ispra la nipote di Giacomo Matteotti, prima vittima eccellente del regime fascista che con quell’omicidio si fece notare sul palcoscenico internazionale.
Qui di seguito riportiamo un piccolo estratto della lunga intervista che Francesca ci ha concesso lo scorso anno e che sarà integralmente pubblicata nel volume “Il fiore meraviglioso 9” in uscita il prossimo 25 aprile.

E’ stata un colpo di fantasia la Resistenza, io non ho mai fatto la guerra, non avevo mai preso in mano un’arma prima di mettere piede su quelle montagne e come me tanti altri, che fossero operai o studenti, nessuno di loro aveva mai sparato. Una disciplina te la devi dare in qualunque circostanza se no non vai da nessuna parte. E poi persone di dialetti diversi….
E’ stata un fenomeno di cultura, abbiamo inventato- non è stato raccolto ovviamente- l’esercito con disciplina dal basso. Da noi diventava comandante il migliore: il contadino della zona, perché conosceva anche il sassolino più piccolo, è fondamentale in guerriglia conoscere il territorio; chi aveva fatto un po’ di scuola e quindi sapeva, poteva parlare, chi era il migliore insomma.
Tutto il contrario di quello che era allora l’Italia, non era solo sotto il regime, c’era anche la monarchia che era la più schifosa e scadente che fosse mai toccata in Europa, i Savoia sono la fonte di tutti i nostri guai, non lo dice mai nessuno. Mussolini non sarebbe esistito se Vittorio Emanuele III non fosse stato quel cialtrone, vigliacco, idiota che era.

La mia storia comincia il giorno che sono nata praticamente, perché sono stata segnata da una tragedia familiare. Io sono nata il primo gennaio 1924, il dieci giugno del 1924 a Roma veniva assassinato il deputato Giacomo Matteotti, che era uno zio, mia madre e la moglie di Matteotti erano sorelle.
Sono un miscuglio di razze: mia madre era toscana di Pisa, mio padre era originario polacco, non c’era una lira, però lui aveva la sua professione di redattore presso il Corriere della Sera, che allora era l’unico grosso giornale d’Italia, per cui a essere giornalista lì si stava bene, vivevamo da benestanti.
Dall’oggi al domani dopo il delitto Matteotti tutto questo finì perché mio padre diede le dimissioni dal Corriere dal momento che era asservito al regime, e le diede anche il direttore. Solo che l’ingegner Albertini, beato lui, era molto ricco di famiglia, mio padre no, viveva del suo stipendio.

Alla base della mia scelta c’è stata l’educazione familiare, ma c’è stata la tragedia di questo assassinio.
Matteotti si era permesso di dire che c’erano stati dei brogli, qualunque deputato ha il diritto e il dovere di dirlo. Mussolini proclamò la famosa frase: “liberatemi di quest’uomo” lui probabilmente intendeva, forse, mi auguro per lui, qualche bastonata, olio di ricino, ma forse non l’assassinio. Matteotti si difese quando fu catturato, perché era giovane ed era un grande sportivo. Narrano le cronache che non era programmato l’assassinio, però fatto sta che lo uccisero.

Secondo te oggi ha senso parlare di Resistenza?

Lo dico ai giovani dalle elementari in avanti che di resistenza davanti a loro ne hanno tantissima da combattere, per la difesa dell’ambiente, la resistenza alla corruzione, per chiedere una vita diversa perché non si può pensare di riempire la vita di cellulari, ipod, ipad, computer, eccetera, quella è tecnica, che serve, ma va tenuta sotto controllo. La scienza è vita e futuro, è studio e analisi della tecnica. No ragazzi, non è così che andate avanti, però problemi su cui battere ne avete più di uno.
I giovani di oggi hanno da combattere con più difficoltà di noi: noi affrontavamo la tragedia, ma è anche resistenza quella di resistere all’invasione dei cellulari e dei computer.
Parlare di Resistenza è parlare di uno splendido patrimonio, è parlare di cultura, di coraggio, di esperienze una diversa dall’altra. Bisogna tenerla viva, l’umanità può cadere nel baratro ma poi risorge, in condizioni diverse, ma risorge.
Avere un passato è l’unica ricchezza che possiamo lasciare ai giovani, forse oggi non lo leggono, forse salta una generazione, ma qualcosa torneranno a leggere, per cui un passato serve, è una ricchezza.
Il nazismo è stato uno spartiacque che ha spaccato in due il mondo che si è risollevato con un benessere fasullo e una tecnica dirompente.

E l’Anpi ?

L’Anpi secondo il mio pensiero deve continuare a essere un’associazione indipendente, deve trasformarsi in una fonte di cultura, quella passata si deve intrecciare con quella moderna, ma deve restare, non si può cancellare la memoria e il contenuto di chi quell’associazione ha fondato pagando con quei diciotto mesi che sono stati pesanti.
Quindi l’Anpi secondo me deve diventare un centro culturale. Vedo che voi già lo siete ma senza supporto.
Cultura cultura cultura! Io ho gestito per quindici anni un centro culturale in una Milano dove cultura era una parola ancora rispettata, adesso è quasi sconosciuta, bisogna renderla nota, ci vuole molto coraggio, resistenza e ci vuole tenacia.
Ai ragazzi oggi lo dico sempre che la nostra lotta era più facile, noi avevamo un nemico, oggi invece navigate in una marmellata senza zucchero, senza sapore, piena di difficoltà quotidiane idiote.
Per cui prima vi dovete fare la spina dorsale, sapere cosa volete, sapendo che potete anche perdere, ma lottare prima di tutto contro la mediocrità è indispensabile, e lottare fino alla fine.”

Milano, 17/10/2014

giorno memoria scuole

Giacomo_Matteotti_1

Francesca con le scuole di Ispra e a sinistra Giacomo Matteotti.

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