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domenica 17 giugno
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Qualche riflessione a proposito della lettera di Carlo Smuraglia
Ci sembra doveroso esprimerci riguardo il comunicato Anpi Nazionale del presidente Smuraglia.
Secondo noi infatti la discrepanza tra la sensibilità della base militante dell’A.N.P.I. e il vertice è in quest’occasione significativa.
L’Anpi non è un partito politico, ma un’associazione di liberi individui che si riconoscono nei valori della Resistenza.
La Resistenza, come raccontano i partigiani che l’hanno vissuta e che da anni intervistiamo per la collana di libri “Il fiore meraviglioso”, non va considerata solo alla stregua di un evento compiuto e finito nell’aprile del 1945, ma anche un modo di sentire umano, sociale, politico e culturale che riguarda ogni individuo nello svolgimento della sua vita associata.
Come dice don Gallo: “il partigiano è colui che sceglie da che parte stare.”
Mai come oggi, secondo noi, con la crisi che viviamo l’A.N.P.I. deve sostenere la popolazione ogni qual volta si batta contro gli abusi dei poteri forti.
La Tav e la protesta che ha generato da oltre vent’anni, è forse l’unica situazione visibile a livello nazionale in cui una popolazione oppone resistenza a oltranza ad una devastazione ambientale inutile quanto dannosa, che impone un modello di vita e di sviluppo nel quale evidentemente non si riconosce.
Il movimento notav si compone di fasce sociali molto diverse, persone della valle e non, che oppongono solo con i propri corpi e la propria vita una resistenza tenace, rischiando anche limitazioni alla propria libertà personale.
La nostra sensazione è che chi si beve i racconti ufficiali dei quotidiani sui cosiddetti “violenti”, con ogni probabilità, in Valsusa a portare solidarietà attiva, non c’è mai andato.
Infatti, l’unica violenza in Valsusa è quella dello stato che attacca con la forza e anche con gas lacrimogeni tossici e proibiti da trattati internazionali (CS) la popolazione e i presidi sui terreni legittimamente acquistati dal movimento notav.
Violenza è anche quella di un governo che da oltre vent’anni ignora le motivazioni del movimento, non considerando opportuno nemmeno il “dialogo” con questa parte.
Ricordiamoci che l’unico atto di violenza di cui l’informazione scandalistica ha potuto nutrirsi per alcuni giorni è quello di Luca, che con nobile spirito si sacrificio si è arrampicato sul traliccio dell’alta tensione.
Un gesto che non ci sembra certo tradire derive violente, ma simboleggiare come pochi altri il sentimento di una persona che ha deciso di mettersi in gioco per il bene della comunità, senza avere nulla da ricavarne per sé, proprio come la maggior parte dei partigiani.
Come individui e come appartenenti all’A.N.P.I. ci sentiamo di appoggiare questa forma di resistenza e di condividere i valori di giustizia, di libertà e di autodeterminazione cui si ispira.
“Ora e sempre resistenza” a nostro avviso non può essere pura demagogia, ma deve avere un significato che si manifesti nell’agire quotidiano; nel resistere allo sfruttamento, nel battersi per i diritti dei migranti e dei più deboli, nella difesa ambientale, nel rivoltarsi alla crisi che ci è stata imposta e che è un diritto non voler pagare, nell’attivismo culturale, nell’antifascismo.
Siamo quindi sempre contenti di trovare in val di Susa bandiere dell’Anpi, e di vedere che tante sezioni, e specialmente come ovvio quelle piemontesi, esprimono questo sentire.
Giorgio Bocca era un partigiano, qualche anno fa sulle pagine del Venerdì di repubblica in merito all’argomento si è espresso così: “ Se vi sento dire la parola tav sparo. Se vi sento dire che la tav , l’alta velocità è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo Thopson che ci ho lasciato dalla guerra partigina…[…] questa necessità di progresso è un modo osceno per definire la nostra incapacità di resistere alle speculazioni”.
Secondo noi l’A.N.P.I. oggi non può limitarsi a commemorare ricorrenze storiche, ma per farlo a testa alta e con piena dignità, deve per forza e con coraggio continuare il cammino intrapreso da chi fece davvero una scelta pericolosissima, disinteressata e controcorrente, di chi fece della propria vita veicolo di libertà.
Ora e sempre resistenza!
Circolo culturale Anpi Ispra
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Testimonianza dalla Valsusa
27 febbraio 2012
Era nell’aria da giorni.
E stamattina, pochi minuti dopo le otto è arrivata la logica prosecuzione delle mire espansionistiche dei cantieri del TAV nella val Susa. Ci siamo trovati in pochi in baita circondati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, che affollavano la val Clarea. La situazione sembrava apparentemente sotto il controllo delle guardie, quando inaspettatamente Luca, un attivista del movimento è riuscito ad eludere i controlli salendo sul traliccio dell’alta tensione vicino alla baita. Uno dei due agenti che lo rincorrevano, è salito immediatamente, con una fretta inusuale, sconsiderata e senza nessuna messa in sicurezza sul traliccio, mentre noi siamo tenuti a distanza, isolati di fronte alla porta della baita. In quel momento Luca in diretta con radio Blackout manifesta esplicitamente ed in modo incontrovertibile la sua intenzione di resistere allo sgombero. Preoccupati per il frettoloso inseguimento verticale a cui veniva sottoposto Luca, gridavamo alle forze dell’ordine di fermarsi. La risposta è stata: “Non vi preoccupate, siamo professionisti”.
Pochi secondi dopo, Luca costretto a salire più in alto, per sfuggire all’agente che lo insegue, viene folgorato da una scarica elettrica da 50.000 volt. Il suo corpo privo di sensi precipita al suolo da oltre 10 metri. Risuona nella mente il “morto” annunciato nei discorsi del capo della polizia Manganelli, e dell’ex ministro dell’interno Roberto Maroni. Mentre a noi, scioccati dall’episodio veniva impedito di avvicinarci, il tempo passava senza che a Luca fossero prestate le prime cure. Solo dopo oltre mezz’ora è arrivata l’ambulanza. Nonostante vi fosse una persona in grave pericolo di vita, ferita per terra, i lavori per l’allargamento del cantiere procedevano ininterrotti, dimostrazione evidente di quali siano le priorità dei rappresentanti dello stato e degli operai presenti sul posto: la TAV prima della vita umana. Nonostante le nostre insistenze parecchio tempo è trascorso prima che ad uno di noi venisse dato il permesso di avvicinarsi a Luca che dopo oltre un’ora veniva finalmente trasportato in elicottero all’ospedale. Scriviamo questo comunicato per informare su quanto accaduto realmente durante lo sgombero della baita Clarea, smentendo così le false ricostruzioni partorite dai media di regime insieme a tutte le voci che stanno girando in questi giorni. Non ci sono state trattative da parte nostra con le guardie per far scendere Luca, non sono stati usati lacrimogeni, nessuna corda di sicurezza era stata fissata dall’agente che seguiva Luca sul traliccio, non vi è stato nessun barricamento collettivo all’interno della baita. Solo nel pomeriggio ci è stato permesso di lasciare la baita, costringendoci ad assistere allo scempio della val Clarea e alla pantomima delle deposizioni: l’ennesimo “incidente” avvenuto per motivi di ordine pubblico…
L’esempio di Luca esprime quello che tutti noi abbiamo nel cuore, difendere questa terra a tutti i costi senza se e senza ma.
Il lampo che lo ha colpito rimarrà inciso nella nostra memoria per sempre insieme all’indifferenza dimostrata dagli operai e dagli agenti delle forze dell’ordine di fronte ad un fatto di tale gravità.
Ti abbracciamo Luca aspettando di vederti tornare al più presto a lottare sulle montagne a te e a noi così care.
Gli ultimi ad andarsene
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25 febbraio in valsusa
Sabato 25 febbraio circa 75.000 persone hanno sfilato in sostegno al movimento notav e in solidarietà alle 26 persone arrestate a gennaio.
Da tutta Italia una massa di gente si è riversata in valsusa per sostenere una Resistenza che da oltre vent’anni si oppone ai grandi poteri, difendendo il prorprio territorio da una devastazione inutile per la popolazione, quanto dannosa per l’ambiente.
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Venerdì 10 febbraio
Venerdì sera sarà con noi Andrea Staid a presentare il suo nuovo libro “Le nostre braccia – meticciato e antropologia delle nuove schiavitù” edito da agenzia x.
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Attacco al movimento NoTav
All’alba di giovedì 26 Gennaio, su mandato della procura di Torino, ci sono state in quindici province d’Italia perquisizioni in abitazioni private e centri sociali a carico di attiviste/i NO TAV.
L’esito è stato di 26 arresti, 15 misure di obbligo di dimora e un divieto di dimora nella provincia di Torino.
I reati contestati sono: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento per una serie di manifestazioni tenutesi in Val di Susa tra il 27 Giugno e l’8 Dicembre.
Il movimento colpito è quello NO TAV, che da più di vent’anni lotta e resiste contro una cosiddetta “grande opera”, l’alta velocità, perché la ritiene inutile e dannosa per il proprio territorio, ma che è sostenuta dai governi di destra e di sinistra per puri interessi economici, legati alle mafie e alle lobbies che li finanziano.
Noi, antileghisti della provincia di Varese, non possiamo che sentirci vicini a questa lotta e al popolo valsusino, viste le basi comuni che ci legano a questo movimento.
La Val di Susa, infatti, ha saputo esprimere efficacemente quel senso di difesa del proprio territorio, che a noi piace, fatta di disinteressato amore per la propria terra, di capacità di desiderare e creare il proprio futuro senza delegarlo ai poteri forti, fatta di accoglienza e apertura verso coloro che pur non abitando in quei territori li hanno difesi con la propria presenza durante le lotte.
Quanto siamo lontani e contrari al leghismo razzista, escludente e predatore presente sui territori in cui viviamo, così ci sentiamo affini e vicini alla resistenza no tav, dove chiunque è benvenuto purché difenda per davvero il territorio in cui vive, non con l’inganno della retorica tradizionalista.
Padroni a casa nostra non ci siamo mai sentiti, ma piuttosto ospiti di un territorio che vogliamo preservare da speculazioni edilizie, mafie e da politici di ogni risma. Malpensa insegna.
Detto ciò, ci suona strano che la procura di Torino sostenga che non si tratta di un attacco al movimento no tav, ma piuttosto una contestazione di reati specifici a singole persone… se poi fosse vero che questi attivisti hanno resistito alla distruzione di questa terra con i propri corpi, le proprie forze o anche lanciando dei sassi contro chi li assaliva, perché non esser loro solidali? Hanno agito con coraggio e amore contro la costruzione di un treno ad alta velocità, che sventrerà l’intera e bellissima Val di Susa, prosciugandola, tra l’altro, di tutta l’acqua presente nella sue montagne e sommergendola di milioni di metri cubi di rocce piene di amianto e uranio pericolosi.
Quale chiamereste crimine tra queste due azioni?
Noi non abbiamo dubbi: la distruzione della montagna in nome del profitto economico.
Non è facile combattere questi malaffari, quindi come dicono i valsusini… A SARÀ DÜRA !
Per la vera difesa del territorio,
Antileghisti Varesotti
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venerdì 9 dicembre
Italia 2002 – durata 45 minuti
A dieci anni dalle mobilitazione per il g8 di Genova, che segnarono tutti noi e l’immaginario collettivo di chi ancora sperava di poter intralciare l’ascesa e il dominio delle forze della finanza a livello pianetario, proiettiamo questo film curato da Giacomo Verde e Lello Voce con testi di Philohat, Balestrini e molti altri.
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